MITICO CONCERTO DI JOEY DEFRANCESCO A UÈFFILO-foto
Per Joey DeFrancesco in trio con Paul Bollenback alla chitarra e Jeremy Thomas alla batteria, un doppio set da brivido il 4 novembre a Uèffilo, uno dei Jazz Club più rinomati d’Italia.
Una data che passerà alla storia come primo “approdo” in provincia di Bari del musicista, definito non a caso e in tutti i sensi il più grande organista jazz al mondo.
Solo quattro date nel tour italiano (Perugia, Lamezia Terme, Gioia del Colle e Foggia), motivo per cui il botteghino del Jazz Club è stato letteralmente preso d’assalto da chi non poteva rinunciare all’ascolto live di un mito vivente.
La capacità di sovrapporre ed esprimere timbriche e ritmi diversi mantenendo altissimo il livello melodico di tensione emotiva, è uno dei “doni” di DeFrancesco.
Il musicista intercetta in un metafisico limbo dell’anima le note da trasmettere via etere e le trasforma in rune di alfabeti melodici con cui comporre armonia.
Un linguaggio originale e mai scontato, con “trascritture” su pentagrammi tesi tra mente, cuore e orecchio assoluto, di grande impatto emozionale… definirlo improvvisazione sarebbe riduttivo. E’ pura creazione, genesi Jazz di altissima qualità.
Le architetture “gotiche” dell’hammond vengono lambite dalla ritmica insinuante, a tratti ipnotica di Thomas sostenute e accarezzate dagli arpeggi di Bollenback, linee melodiche che si intrecciano e sovrappongono senza mai realmente fondersi, tese in un vibrante ed euforico wireless emozionale, metafora di armonia assoluta nel rispetto dell’unicità di ogni strumento che solo la musica sa esaltare nell’alchimia del suo amalgama.
Il brio dell’artista emerge prorompente nel trio di recente formazione con il serafico Paul Bollenback alla chitarra ed il giovanissimo Jeremy Thomas alle percussioni. Indimenticabile la sua sonata con la tromba nella destra, sui bassi dell’Hammond con la sinistra e a pieno ritmo sulla pedaliera… non solo classe ma pura genialità mentale e cinetica essendo ogni movimento a se stante e dissociato dall’altro in perfetta asincronia. Visualizzare tre diverse menti all’opera in un’unica “forza della natura” potrebbe rendere appena l’idea di quel che ha scatenato nel pubblico stupore, applausi fragorosi e sincere acclamazioni inneggianti alla stand ovation.
Joey DeFrancesco – classe 1971 -, è per antonomasia re del funky jazz, titolo conquistato componendo sui tasti dell’Hammond creazioni e improvvisazioni jazz eccezionali, tanto da essere annoverato con Jimmy Smith il miglior organista del mondo. Suona dall’età di quattro anni, a cinque esegue senza errori brani di Smith, a dieci suona nella Banda di Philadelphia. A diciassette con la Columbia Records, realizza il suo primo disco “All of me“, un successo che porterà l’Hammond tra i miti del Jazz. Poco più che adolescente è in un tour europeo con Miles Davis, conquistato dalla bravura dello strumentista, suona anch’egli la tromba.
A diciotto anni con un suo quartetto intraprende il suo primo tour, a ventidue anni, con John McLaughlin e Dennis Chambers dà vita ai “Free Spirits“.
Per sette anni di seguito dal 2002 vince il Down Beat Award (il più prestigioso premio internazionale per il jazz), suo anche il Jazz Journalist Award. Nel 2004 ha una nomination al Grammy Award per il suo disco “Falling in love again“, un’altra nel 2010 per “Never can say goodbye” ed è numero uno anche nel 2012 Downbeat Readers Poll. Al suo attivo ha trenta lavori discografici, cento registrazioni in studio e oltre duecento concerti in tutto il mondo.
Il concerto portato a Gioia dal direttore artistico nonché mente e cuore di Jazzitalia, Marco Losavio, ha aperto la nuova stagione di Uèffilo affidato alle cure gestionali di Angelo Calculli, manager della “Coop Uèffilo Media Entertainment” di cui fanno parte Maddalena Teofilo, Luciano Di Benedetto, e Pino Olivieri.
Un look totalmente rinnovato accoglie gli avventori. All’ingresso in marsina Dino D’Ippolito accompagna all’interno. L’ingresso presenta il pavimento in pietra verniciato di nero, le pareti viola e le storiche foto disposte anche sugli archi, un effetto “dark” che crea suggestioni Jazz anche a microfoni spenti e senza audio. La saletta che porta al giardino è totalmente rivestita e “raccontata” dai manifesti in nero e bianco – brand di Filippo Cazzolla, oggi direttore storico del Club – che hanno promosso con successo i concerti di questi otto anni.
Lungo le scale lanterne e lumini… Totalmente rivisitato anche il piano inferiore: parquet sui pavimenti con ben due gradini degradanti verso il palco, una ringhiera per suddividere lo spazio scenico e la scritta Uèffilo di un bel rosa elettrico.
Sul palcoscenico pianoforte e batteria sono gli stessi, memoria dei fasti del passato di cui conservano l’imprinting insieme ad una malinconica patina di vissuto successo.
Sul caminetto della saletta food un imponente schermo riporta le immagini dei musicisti per coloro che non hanno trovato spazio o hanno deciso di cenare. L’effetto è piacevolmente sorprendente: si può ascoltare dal vivo (la distanza è minima), vedere come se si fosse in prima fila e “rubare” un autografo ai musicisti costretti a passare davanti agli avventori per rifugiarsi a fine serata dietro il separè.
Filippo osserva con sguardo colmo di orgoglio “paterno” il luogo cui ha dedicato tanti anni della sua vita, consapevole che in ogni cambiamento vi è sempre un faticoso processo di crescita ed evoluzione. L’entusiasmo di Angelo Calculli, l’emozione dei suoi amici e l’efficienza dei camerieri che scivolano tra il pubblico per portare piatti e bevande senza arrecare alcun disturbo né interrompere la magia del concerto, confermano la voglia di far bene e crescere insieme.
Nel corso della serata inaugurale del 3 novembre si sono esibiti Mimmo Campanale, storico batterista di casa a Uèffilo, Pietro Vincenti al pianoforte, Liviana Ferri alla batteria, Francesco Angiuli al basso e Stefania Dipierro, incantevole Jazz vocalist.
La stagione si presenta sin dalle prime battute, varia ed alternativa. Venerdì 9 novembre cucinerà sul palco uno chef d’eccezione: Andy Luotto, e numerosi artisti daranno vita agli after hours music, non ancora istituzionalizzati ma già in auge nelle precedenti stagioni.
Non era infatti insolito che artisti ospitati in concerto – molti dei quali icone mondiali del Jazz -, a fine serata dessero vita a coinvolgenti ed emozionanti fuori programma interagendo con i ritardatari e il personale del Uèffilo, instancabili anche dopo due sconvolgenti set.
A Uèffilo e ai suoi “angeli jazz” la redazione augura successo e gloria!
Un grazie ai fotografi Antonio Lionetti e C. Picardi che hanno “teletrasportato” i lettori sul palco insieme al Joey DeFrancesco Trio.