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CONCLUSO IL SECONDO CICLO DI “SALOTTO ALL’UNOTRE”-foto

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salotto unotre laccompagnatriceVenerdì, 23 novembre si è concluso il secondo ciclo dell’iniziativa “Salotto all’UnoTre” ideata e realizzata da Giacomo Leronni con la collaborazione di un nutrito gruppo di lettori tra i quali: Sergio D’Onghia, Cataldo Donvito, Dina Montebello, Irene Martino, Vito Osvaldo Angelillo, Piera De Giorgi.

Questa volta, il libro ospitato nel calore dell’ormai familiare ritrovo messo a disposizione da Mario Pugliese è stato: “L’Accompagnatrice” di Nina Berberova.salotto unotre laccompagnatrice3

Come d’abitudine, le impressioni, le riflessioni, le emozioni suscitate dalla lettura sono state arricchite dal contributo musicale, curato da Titti Dell’Orco e affidato, per quest’occasione, al talento del soprano Silvana Lamanna, della pianista Porsia Caragnano e al contributo didascalico di Marianna Soli. La musica ha stretto con il testo un particolare legame di corrispondenza, trattandosi di una storia che ha come protagoniste una pianista (l’accompagnatrice del titolo) e una cantante.

Alla fine di questo secondo ciclo di letture e in attesa di un altro ciclo d’incontri letterari, forse è possibile una riflessione.

A cosa serve un salotto letterario? A cosa servono questi spazi sottratti alla funzionalità del produrre? Sono passatempi elitari? Sono luoghi dove si acquista o convalida lo status di persona colta? O piuttosto, vere e proprie palestre in cui esercitare il pensiero e la parola propria a salotto unotre laccompagnatrice4declinarsi con quella altrui?

Leggere è un atto rischioso che mette alla prova la nostra identità, la fa oscillare, le fa perdere il controllo sotto le spinte causate dall’interferenza della parola “altrui”. Quest’oscillazione che sentiamo così minacciosa e rischiosa è, tuttavia, quella in cui si realizza la nostra vocazione di essere umano, poiché come diceva Friedrich von Schlegel “Nessuno si conosce, fin quando è soltanto se stesso e non allo stesso tempo anche un altro”.

Un salotto letterario, come quello dello Spazio UnoTre, in tal senso, fornisce un luogo nel quale fare esercizi di “oscillazionsalotto unotre laccompagnatrice6e”, nel quale imparare, attraverso la pratica dell’ascolto della lingua letteraria e delle letture da essa suscitate, a gestire questa “interferenza”, a realizzare il proprio parlato fuori di sé, nella parola “altrui”; permette di sperimentare la libertà che ognuno di noi reca nelle parole e tramite quest’ultima a farsi coinvolgere, sconvolgere, indispettire, irritare, entusiasmare dalla parola “altrui” senza abbandonare la relazione o rimanerne fuori.

Gli appuntamenti del salotto letterario, praticando al contempo, la lettura del testo e quelle fornite dai lettori sul testo stesso, spingono ad un’esperienza doppiamente votata alla realizzazione dell’incontro con l’altro; un incontro che passa non solo per ciò che unisce:la piacevolezza di condividere una passione, ma altresì per ciò che può dividere: l’impegno a sostenere la diversità e l’unicità altrui, mettendo da parte l’ansia travagliata e a volte intransigente dell’identità.

Così, tra una lettura e l’altra ci si trova di fronte il reale nella sua concentrazione di molteplicità di punti di vissalotto unotre laccompagnatrice8ta e letture; s’impara a uscire e rientrare nella propria prospettiva senza necessariamente abdicare alla propria singolarità ma impegnandola al gioco composito delle relazioni che si arricchiscono anche attraverso il dissenso; ci si abitua a sperimentare l’irriducibilità dell’altro e a intuire che è il molteplice, non il semplice a preparare l’avvenire. Favorire il molteplice non è mai semplice, ma sicuramente coraggioso, in un tempo minacciato dai solipsismi e monologismi che rifuggono il confronto con la diversità o lo declassano alla trivialità dello scontro.

Scatti fotografici a cura di Fabio Guliersi che ringraziamo per la disponibilità.

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