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CIAO, ANNA MARIA D’ETTORRE!-video

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anna maria dettorre2013-01-15 11.40.35Pelle di alabastro, un accenno di sorriso, occhi chiusi al mondo, al buio del dolore, di una guarigione ghermita da mille illusioni e speranze tradite da esiti infausti.

Nella lunga, estenuante attesa di un rialzo dei valori che consentisse di aggredire quel male che tenta di spegnerle il sorriso e rubarle la vita, non la fede, l’amicizia e l’affetto dei suoi cari, ma complicazioni respiratorie la sottraggono al mondo.

Il candore luminoso del volto riverbera sotto il cristallo, accentua l’ebano dei capelli, le labbra serrate sembrano quasi attendere quel bacio che nelle fiabe risveglia dal gelido abbraccio della morte.

Anna Maria D’Ettorre, 25 anni, figlia e sorella affettuosa, dolcissima amica, studentessa modello, animatrice nel gruppo dei giovani della Parrocchia della Chiesa Madre, catechista, attrice della compagnia “Teatralmente Gioia”, in scena in “Caino ed Abele” anche nell’aprile del 2012 (“CAINO E ABELE” UN MUSICAL RIUSCITO-foto/video ), mattatrice delle feste di Santa Maria Bambina, insieme a Marica Girardi nella prima degli Hill’s Joy Choir (“HILL’S JOY CHOIR”, UN ESORDIO DA… BRIVIDI -foto- ), da alcuni anni in lotta contro quel “mal che non perdona” ma determinata a sconfiggerlo con la sua infinita vogannamaria 2011lia di vivere.

Nella mattina del 14 gennaio, in attesa di poter effettuare quel trapianto di midollo osseo che può far tornare a brillare la speranza della guarigione, compromessa dalla devastazione del male e dalle infezioni che il suo provato sistema immunitario non sa più arginare, Anna Maria inaspettatamente vola via.

E’ in ospedale, al Cotugno, sua seconda casa da alcuni mesi.

Sgomento, incredulità, disperazione tra i suoi amici di sempre. Sul volto dei suoi cari – anestetizzato dalla lunga sofferenza condivisa, insieme a quella speranza tradita dal gelido soffio della morte – il velo del conforto di una composta rassegnazione: Anna Maria non soffre più, ora è in quel luogo in anamaria caino e abelecui nulla può più ferirla, nella luce.

Taglia il respiro e attanaglia il cuore la sua assenza, il dolore per una vita recisa troppo presto. Mille perché brulicano nella mente. Perché lei? Perché la Fede, le preghiere non l’hanno guarita? Riecheggia il dolore, graffiano come cocci di vetro quei “Perché?” che nel disegno divino trovano risposte che la mente non sa comprendere.

Nella piccola Chiesa di San Vito, dopo il saluto di don Mimì Ciavarella, tanti amici recitano con don Tonino Posa e don Innocenzo Mondelli i salmi e il Magnificat. I presenti invitati a scrivere su dei post-it un pensiero da porre accanto alla sua foto, si abbandonano all’emozione, alla poesia delle parole.

annamaria 2007In un angolo uno sguardo accarezza quel cristallo, le mani tremano, sul volto la devastazione di tanti errori, le ferite di scelte sbagliate, di sofferenze causate a chi si ama e ancor di più a sé stessi. Nulla può lenire lo strazio di quelle carezze mai date, la consapevolezza è la più atroce delle condanne per chi non sa perdonarsi né chieder perdono.

Eppure in quel sorriso che abbaglia e brilla di luce divina, in quello sguardo che indugia sui volti, incorniciato di rosso e gialle foglie – metafora dell’effimero legame che la vita ha con il mondo – il perdono si insinua. E’ un profumo che indugia e aleggia nel battito di ciglia di Anna Maria imprigionato dal fermo immagine, in quell’ultimo respiro, prima di volar via verso il cielo, mentre si diffondono le suggestive note di Einaudi al pianoforte.

L’ultima “regia” pensata per salutare una amica, una sorella, un angelo.  

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