CANALE 5. MAI PIÙ OMICIDI COME FRANCESCA MILANO-foto/video
Rivivere attraverso le parole di Anna, Patrizia e Michele il dramma di Francesca Milano nelle sale Mediaset di “Pomeriggio cinque” riapre una ferita difficile da cauterizzare, quella di un omicidio non solo efferato ma anche e purtroppo prevedibile. E’ questa la sconvolgente verità che Anna, tenendo coraggiosamente a bada l’emozione, rivela. Francesca per ben due volte aveva sporto denuncia contro il suo assassino, ma nessuno le aveva dato ascolto.
La felicità con cui aveva trascorso il Natale in famiglia, la serenità conquistata a fatica, erano un’illusione, l’ultimo ingannevole dono di “pace” di una mente sconvolta e disturbata da ossessioni e rancori.
Tutto, in questa storia, lasciava presagire la tempesta che ha portato alla morte Francesca.
Di lei resterà l’immagine catturata dalla telecamera, mentre infagottata gira frettolosamente l’angolo della sala Bingo tentando di sfuggire al destino e alla violenza di un uomo per sette anni presente nella sua vita, anch’egli – per assurdo – vittima di un sistema che ha ignorato la deriva verso cui lo trascinava la follia.
Pugni contro i muri, violenze domestiche, appostamenti, foto, comportamenti ossessivi… campanelli di allarme che coraggiosamente ieri Anna ha denunciato in pubblico, scegliendo uno dei salotti mediatici più seguiti, quello di Barbara D’Urso, affinché non accada mai più che una donna muoia per mano di un uomo armato di odio e follia, che una figlia perda sua madre.
“Spero che non accada più a nessuna donna, che nessuno provi il dolore che provo io adesso e che mi porterò addosso per sempre!”
Questo il messaggio che Anna dà a tutti, anche a chi commenta con leggerezza, rispecchiandosi in situazioni che mai vorrebbe vivere e che forse mai vivrà l’orrore di ritrovarsi imprigionati in un incubo senza fine, come accaduto ad Anna, Lucia, Patrizia, Michele e a chi a Francesca voleva bene davvero.
Perché in quel bosco con Francesca, coperta di rami umidi che non volevano prender fuoco e incenerirne la bellezza, nella gelida carezza del vento, nel silenzio rarefatto in attesa dell’alba, canta la solitudine di ogni donna che ha pianto in silenzio, coprendo lividi con occhiali da sole scuri e fondotinta, incapace di confessare a sé stessa di non essere “sbagliata”, ma di aver intercettato un amore sbagliato.
In corteo, durante la fiaccolata organizzata l’11 gennaio, la più eterogenea e composita che Gioia abbia mai visto, pur mancando lo stigma istituzionale, la città si è unita attorno alla famiglia di Francesca in un solidale e caldo abbraccio, con una partecipazione corale e sentita.
“Ora non ho più nessuno – confessa Anna guardando la D’Urso con limpida, addolorata convinzione…- era una madre esemplare, la mia migliore amica…”
Controlla il tremito delle mani e della voce, ma gli occhi tradiscono il suo smarrito dolore e la consapevolezza che nulla potrà più restituirle la sua mamma, né avrebbe potuto nuovamente salvarla e sottrarla a quelle mani che la vita hanno rubato.
E’ perché mai più accada che è lì, a testimoniare che la violenza va denunciata, che occorre tenere alta l’attenzione, non aver paura, esser forti…. Perché non si è mai davvero soli se si ama e si è amati, mai!
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(tratto da “la voce del paese” n.1 dell’11 gennaio 2014)
Dentro cocci aguzzi, quel che resta di una passione frantumata da pensieri ossessivi, fuori il mondo reale, fatto di attese, angoscia, sgomento, orrore…
Francesca Milano
Un nuovo anno sta per iniziare, un anno diverso… con meno preoccupazioni e ansie. La “Racemus” presso cui lavora da alcuni mesi, è un’azienda seria, ci trascorre anche nove ore al giorno, a volte è lì dalle quattro di mattina e torna a pomeriggio inoltrato. Confeziona l’uva, ora che la raccolta è finita.
Qui il tempo passa in fretta, con la titolare e le colleghe ha un bel rapporto, decide persino di farsi aiutare dalle sue figlie per creare un profilo su face book, condividere con loro le foto e scambiarsi messaggi su whatsapp senza sprecare denaro. Perché i soldi non bastano mai, ed è un anno in cui ha lavorato davvero poco.
Le ragazze sono grandi, indipendenti… Lucia ha diciassette e vive con lei, nell’appartamentino in fitto in via Noci, Anna di anni ne ha ventitre e convive con il suo ragazzo Michelangelo a Valenzano… a diciannove anni Francesca era già mamma, quando sono insieme sembrano tre sorelle.
Con Michele è da otto anni che è finita, ma alle ragazze il calore della famiglia non è mai mancato, anche in questo Natale si era insieme e Francesca ha ricevuto in regalo un cellulare nuovo con tante applicazioni per andare su internet.
Nel pomeriggio del 26 dicembre accompagna suo marito Michele a Sannicandro, la conforta averlo vicino anche se ormai ha la sua vita… nella nottata partirà per la Sicilia, trascorrerà lì il nuovo anno. Lucia gioca a carte a casa di amici, Francesca non ha voglia di restar sola e decide di andare a Putignano e trascorrere qualche ora di svago nella sala Bingo. C’è un che di magico in questo gioco, c’è tanta gente, allegria, magari le porterà fortuna giocare con i numeri…
Ormai è sera, la sala trabocca di gente e lui è lì. La aspetta. E’ stanca di sentirsi addosso il suo sguardo, di trovarselo in agguato, pronto a violare la sua serenità nei momenti più impensati, è stanca delle sue scenate, delle sue dichiarazioni di amore malato… è ossessionato dalla gelosia, è finita, ma non si rassegna. Ha provato in tutti i modi a farglielo capire, ma proprio non ne vuol sapere.
Sette anni fa si erano incontrati proprio in una sala Bingo, a Gioia… mai avrebbe immaginato di doversi rivolgere ai Carabinieri. Aveva scritto quella lettera di denuncia in un momento di disperazione… era entrato in casa, aveva urlato, lanciato tutto per aria, distrutto i mobili, a volte cercava di prenderle il telefonino per leggere i messaggi, non era sempre in sé, non era lo stesso ragazzo che la guardava con occhi di fuoco… ora le fa paura. I Carabinieri le consigliano di recarsi a Bari, presso un centro antiviolenza, ma in quei giorni non ha l’auto disponibile e poi ci ripensa… in fondo le vuole bene, si rassegnerà prima o poi… non se la sente di denunciarlo.
Francesca è una giovane donna sola, sa di dover contare su se stessa, ha accettato il corteggiamento di Nunzio in un momento di debolezza, ma non vuole una storia con lui, né nessun uomo in casa. E’ una donna umile, riservata, conosce il sacrificio, nulla per lei è stato facile nella vita, ma non per questo è meno dolce, affettuosa e presente con le sue figlie. Per loro darebbe la vita, non vuole che soffrano, vedendola invischiata in una storia senza futuro e lui questo non lo comprende.
Non è facile per Francesca confidarsi, la gente giudica e fraintende, anche in famiglia rispettano il suo riserbo, se non approvano, non lo fanno pesare.
Il giorno di Natale è a casa della sua mamma, la ricorda così, serena e sorridente, sua sorella Patrizia.
Eppure serena non è. Lui le è sempre intorno, la segue senza farsi notare, la aspetta fuori casa anche all’alba, si nasconde nel lucernaio che si affaccia sulla cucina per sentire le sue conversazioni, è convinto che abbia un altro, perché mai, altrimenti, non vuole più vederlo?
Hanno litigato anche in passato, ma poi è sempre riuscito a convincerla, a farsi perdonare… è vero, a volte esagera, ma perché le vuole bene davvero e non sopporta che qualcuno le stia dietro.
Ad Anna, nascosto sotto il nick name di Pasqua Lino lo confida: è depresso, malato, soffre per l’abbandono, cerca attraverso di lei di scoprire cosa fa Francesca, quali sono i suoi contatti, i suoi amici… non può e non vuole perderla, anche se forse non l’ha mai davvero posseduta. Anna ha un sospetto, crea un gruppo nel quale c’è la sua mamma, Nunzio si infiltra e questo le conferma che non ha smesso di cercarla e perseguitarla.
Quando Francesca vede il suo numero sul cellulare, impallidisce, non ha voglia di rispondere, sa già come andrà a finire… si chiede quando la smetterà di tormentarla, vorrebbe solo essere lasciata in pace. Non sa di subire stalking, né di dover fare attenzione perché Nunzio non sta bene, sta raggiungendo quel confine oltre cui non c’è più ritorno, è egli stesso vittima di un amore malato, che amore più non è.
Francesca lo affronta fuori dalla sala Bingo, è decisa, tra di loro è finita, questa volta per davvero… vuole vivere la sua vita, per lui non c’è più speranza… ed è lì, nell’oscurità del parcheggio che la luce della ragione si spegne ed inizia la follia. Nessun altro potrà amarla, nessuno la terrà più tra le braccia, le darà una carezza, le asciugherà una lacrima.
Dentro cocci aguzzi, quel che resta di una passione frantumata da pensieri ossessivi, fuori il mondo reale, fatto di attese, angoscia, sgomento, orrore.
E’ notte, nella stazione dei Carabinieri c’è fermento… La mattina Lucia ha trovato il letto vuoto, la mamma non c’era. Ha chiamato il papà che l’ha tranquillizzata. Sicuramente Francesca è andata al lavoro… ma non è mai arrivata nell’azienda Racemus. Anna e Lucia cercano Nunzio, non è in casa né al ristorante di suo fratello, dove a volte si intrattiene per dare una mano. Non risponde neanche al telefono, anche se una delle zie in mattinata lo ha visto in giro. I Carabinieri, dopo la denuncia di scomparsa, hanno avviato le indagini, localizzano l’uomo, interrogano tutti, anche i familiari.
Anna è accanto ad una finestra, cerca di calmare la tensione con una sigaretta tra le dita, sente la voce di Nunzio… sta descrivendo il luogo in cui ha lasciato il corpo di Francesca.
L’urlo le sgorga dal cuore, le taglia il respiro, la disperazione prende il sopravvento… tenta di entrare nella stanza, i Carabinieri la bloccano, cercano di calmarla, convincono Michele e le ragazze a tornare a casa… alle quattro di notte la telefonata. Francesca è proprio lì, in quel luogo appartato che Nunzio tanto amava, in piena campagna, in contrada Tafuri. Il resto è cronaca.
Tante, troppe parole… un nastro rosso appuntato sul cuore, due ragazze sole, cui è stato rubato l’affetto più prezioso… intorno famiglie straziate da un dolore devastante ed una casa desolatamente vuota.
Dalila Bellacicco