CHI STA LUCRANDO SUI PROFUGHI? LE RISPOSTE DELL’ARCI
Tra le “Cose di questo mondo” da ricordare, a margine dell’incontro organizzato dall’Arci Lebowski nel chiostro comunale il 22 ottobre scorso, l’assenza di coloro che avrebbero potuto dare e ricevere risposte sulle problematiche dell’immigrazione, nello specifico – tematica cogente – sulla presenza di oltre cento profughi presso il Wa.Ro.Se. e dintorni, assistiti da alcuni esperti della cooperativa di Acquaviva “Ai confini del vento”.
Assenti per vari e nel caso di Enzo Cuscito, validi motivi, anche alcuni politici invitati personalmente da Maria Cristina De Carlo, moderatrice dell’incontro, ad assistere ed intervenire al dibattito.
Un invito esteso anche ai blogger che impazzano sui social network con commenti offensivi nei confronti degli immigrati e di chi li aiuta.
Loro, però, naufraghi di diverse etnie, ci sono! Sui loro volti – in paziente ascolto di una lingua incomprensibile per oltre un’ora -, un’espressione di attesa. Sanno che è in gioco il loro destino e di essere tra “amici”, gli stessi a cui confidano il loro malessere, le intimidazioni subite, l’essere sotto “scacco”, in balia di valutazioni fatte da chi non conosce la loro realtà e potrebbe modificarne le coordinate, li rende vulnerabili.
Uomini e donne (poche) che provengono dal Pakistan, dalla Siria, dallo Zaire e persino dal Corno d’Africa, giunti in Libia per sfuggire a guerre, persecuzioni e trovare lavoro. Quando la sicurezza è venuta meno anche in questa nazione, hanno investito i loro risparmi (da 10 a 20mila euro) per raggiungere l’Europa.
“Per fare chiarezza – precisa la De Carlo – va detto che gli extracomunitari ospiti del Wa.ro.se. sono gestiti dal Ministero dell’Interno, dalla Prefettura e dalle questure, non dal Comune né dai Servizi sociali. Nessuno di loro rimarrà per sempre a Gioia, né hanno scelto di venirci, sono “di passaggio” e a breve si sposteranno verso le destinazioni scelte. I 30 euro al giorno pro capite (che divengono 90.000,00 in un mese), provenienti da fondi europei, sono consegnati al gestore della struttura ospitante, non vengono dati ai profughi che ricevono una diaria giornaliera di 2.50 euro.”
Denaro che copre vitto e alloggio, assistenza legale, psicologica e alfabetizzazione. I cellulari che posseggono sono forse l’unico oggetto davvero prezioso in loro possesso, non perché costoso ma perché permette loro di connettersi con il loro mondo e i loro cari.
GLI INTERVENTI
Nel corso della serata intervengono il sindaco Sergio Povia, il quale ricorda come Gioia negli ultimi 20 anni sia stata una città più che “accogliente” nei confronti degli immigrati, e che oggi si è chiamati ad intraprendere un nuovo percorso, nella consapevolezza che i cambiamenti non sono facili da metabolizzare. Aggiunge che in Consiglio sono giunte due interpellanze su questo argomento e che la situazione “è difficile sia per chi si ritrova in un paese straniero senza punti di riferimento, che per “gli indigeni” che in questa situazione ci stanno stretti.”
Quindi psicanalizza gli scrittori compulsivi che protetti dall’anonimato esprimono “il peggio e non rendono giustizia a sé stessi”, trascurando quelli che in preda all’esaltazione e al potere non solo si firmano, ma navigano a vista tra i marosi delle contestazioni, quindi mostra tutto il suo apprezzamento nei confronti dei soci dell’Arci che hanno preso in carico e a cuore la sorte dei profughi, accogliendoli fraternamente e spendendosi anche in lezioni di italiano.
Rosario Milano, nel suo intervento, si cimenta in una lectio magistralis sulla storia dell’immigrazione, toccando cause, conseguenze ed effetti in una disamina ampia e competente e contestualizzando, di tanto in tanto, quanto detto con la situazione cogente. Parla di una Italia immersa nel bacino Mediterraneo e del suo ruolo di “sponda”, di Gheddafi, dell’attuale situazione in Libia, di mafia transnazionale, degli interessi che girano intorno agli immigrati, del traffico d’armi e umano che frutta miliardi di euro…
Luca Basso, presidente dell’Arci di Bari, entra in argomento invitando tutti ad immedesimarsi nel profugo che non può più tornare a casa, neanche a prender le sue cose, senza rischiare la vita e che da un momento all’altro perde il suo status per diventare un numero, uno dei tanti “profughi” che dai barconi naufragano in Europa, in città che non conoscono, senza comprenderne la lingua e la cultura… senza più nulla. Il presidente dell’Arci Lebowski Gianpaolo Giannico con emozione presenta la mission dell’associazione, le motivazioni e le azioni messe in atto per accogliere ed aiutare concretamente questi giovani e non più giovani. Conclude con un invito racchiuso in una frase di Vittorio Rigoni: “Restiamo umani!”, un imperativo cui non sottrarsi, in tempi in cui anche le civiltà più evolute sono in bilico tra crisi esasperate, istinto di sopravvivenza e difesa del territorio.
L’incontro si avvia alla conclusione, Maria Cristina dà la parola ad uno dei profughi siriani, tradotto “in diretta” da un giovane immigrato. La sua testimonianza di 50enne dissidente nei confronti del regime, dove se chiedi di poter accendere una sigaretta ti sparano, costretto a rimettersi in gioco dopo aver avviato una fiorente impresa nel settore del marmo in Libia, conferma che non vi è pace a nessuna età. Tra il pubblico Maidanis Prieto, presidente dell’Altra Meta. Di altre associazioni, anch’esse invitate, nessun rappresentante. [Foto Cataldo Liuzzi]