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UN TRIPUDIO DI APPLAUSI PER “AMLETO & AMLETO”

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amleto-saluti-finali“Amleto & Amleto”, questo il titolo dello spettacolo che Clarizio Di Ciaula ha presentato al Rossini il 14 ed il 15 novembre, a conclusione dello stage di recitazione avviato a febbraio e terminato a giugno.

Ricordando le prime uscite sul palco degli stagisti e confrontandole con la loro performance amletica, vien da chiedersi se il risultato, eccellente sotto ogni aspetto, sia davvero frutto di un laboratorio e non di alta formazione teatrale, riservata ad attori professionisti.

Le “curve sud” sui palchi ed in platea erano l’unica vera attestazione della “prima volta in scena” dei giovani attori amleto-pubblico2(anche se qualche “veterano” c’era), non essendo amici e parenti avvezzi al composto ascolto che lo spettacolo a pieno titolo avrebbe meritato.

Un tripudio di applausi ed acclamazioni sincere hanno accompagnato “Amleto & Amleto” anche negli spettacoli destinati agli studenti dell’I.T.I.S. Galileo Galilei lunedì mattina e dei Licei classico e scientifico lunedì pomeriggio.

di-ciaulaUn ottimo lavoro, quindi, quello del regista Clarizio Di Ciaula, diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma, già Direttore Artistico del Teatro Antoniano di Lecce, attore di teatro e cinema, testimonial in spot pubblicitari, in questi giorni a Roma per impegni professionali ed a breve in tournè con Pippo Santanastaso che vedremo al Rossini a marzo in “Non è il caso di farne un dramma!”, prosa teatrale scritta e diretta da Di Ciaula.

A gennaio saranno avviati al Rossini due corsi affidati alla maestria di Clarizio: Recitazione Teatrale e Recitazione Cinematografica. Tra l’altro Clarizio è punto di raccordo con l’Associazione Culturale Murgiateatro, che collaborerà con la direzione del Rossini nel corso della stagione 2010/2011.

Tornando allo spettacolo, attori brillanti e vibranti, sicuri e padroni dello spazio scenico, privi di affettazione o eccesso di sicumera, ma spontanei e a proprio agio nel rivivere e condividere le emozamleto-pubblicoioni dei personaggi interpretati. A questa suggestiva alchimia si è aggiunto il registico, geniale tocco di classe: il “doppio”. Una complicità piacevolissima all’ascolto, che ha donato tra altalenanti alternanze e riecheggianti ripetizioni uno stile inconfondibile, indimenticabile, ritmico, costruito sulla musicalità dei dialoghi ancor più che sulle musiche, comunque perfette.

Raffinata la scelta di lasciar “soli” il re (Filippo Masi, alla sua seconda interpretazione della stessa parte, con diversa regia, sempre più bravo), Polonio (l’ottima Rosaria Maesano, perfetta in ogni battuta), Laerte (Mariagrazia Stola) e Orazio (Daniela D’Amato), donne in ruoli maschili recitati con grinta e determinazione da “uomo”.

amleto-in-scenaE se le regine (Chiara Buonvino e Pamela Stasi) han dato prova di ridanciana frivolezza, la tenerezza delle due adolescenti Ofelie (Cristina Siciliano e Serena Montorsi), l’una bruna, l’altra bionda, ghirlande tra i capelli e trepidanti sogni d’amore nel cuore, ha davvero conquistato i presenti.

A Pasqualino Beltempo, efebico, appassionato, folle Amleto (tra qualche giorno a New York per proseguire nella sua formazione artistica) e Francesco Cassano, suo alter ego più riflessivo ma non meno appassionato, l’oscar per la miglior recitazione: bravi, bravi, bravi!

Per Clarizio ogni incontro tra personaggio e interprete ha in sé una irripetibile unicità, la cui percezione, nel raddoppio scenico, si sfaccetta in un caleidoscopio di sfumature recitative. Nasce da questo magico connubio una terza entità, un ologramma di emozioni che danza tra gli attori, li unisce quando si allontanano e li separa quando si avvicinano, conservando sorprendentemente intatte le loro unicità. Risalta nell’Amleto che lega e slega sé stesso, amleto-plateanella sua solitudine resa ancor più disperata dal non esser solo.

Il tutto restando “fedeli al testo ed al personaggio”, diversificato dalle sole “vibrazioni” vocali e spirituali degli attori, dei quali si percepisce “a pelle” l’interazione emotiva. Si guardano, si comprendono, si reinventano ed anche nelle pause, nei silenzi comunicano una reciprocità scaturita e condivisa a livello subliminale.

Stupisce ed incanta vederli smarrirsi nello stupore di questa magia.

“Il testo teatrale – spiega Clarizio in una delle sue lezioni – non è paragonabile ad un romanzo che riesce a vivere nella fantasia del lettore… Il testo teatrale nasce nella mente dell’autore per essere rappresentato e prende vita, respira grazie agli attori in scena”.

“È come se ci trovassimo diamleto-scena2a fronte ad una partitura musicale – continua il regista – dove anche le pause, i silenzi acquistano rilevanza… capiremmo meglio una persona se fossimo più attenti alle sue pause, ai suoi respiri, piuttosto che soffermarci solo su quello che dice.”

Per il regista la percezione della luce, dello spazio scenico è fondamentale, ancor di più se lo si attraversa nel buio. E nell’oscurità tutto ha il suo inizio, anche in quella “recitativa” imposta da una bianca maschera che “al contempo dà e toglie qualcosa”, la stessa che viene tolta per svelare il vero volto dell’attore, quello con cui interpreta se stesso dopo esser stato sedotto e posseduto dal sacro fuoco dell’arte teatrale.

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