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“LA GUERRA E’ UN’AVVENTURA SENZA RITORNO”

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ute_donghia-gattiUn incontro storico dall’interessante prospettiva, organizzato dall’Università della Terza Età gioiese, si è svolto martedì, 30 novembre 2010, alle ore 18.15, presso l’aula magna del nostro liceo classico, “Publio Virgilio Marone”.

Un excursus storico dettagliato e affascinante sul primo conflitto mondiale, analizzato, però, con lo sguardo rivolto alla nostra storia unitaria. Sergio D’Onghia, docente di Storia Contemporanea, presso la medesima università, parte citando un’affermazione dello storico e sociologo britannico Eric Hobsbawm, “Il 1914 segna la fine del XIX secolo”; segna, quindi, la fine di un’epoca. Questo perché, come tiene a precisare Gianluca Gatti, professore di Storia e Filosofia presso il liceo classico “Flacco” di Bari, ed ospite della conferenza, l’Italia entra in guerra con una mentalità ottocentesca.

ute-donghia-gatti“Quando il 24 maggio del 1925 l’Italia dichiara guerra all’Austria, è un Paese impreparato. E il mito dell’Unità Nazionale ha agito sicuramente su questa decisione”, così afferma in un momento del suo discorso. Molti sono, inoltre, gli elementi innovati della prima Grande Guerra, e a tal proposito il professor D’Onghia pone l’attenzione sull’introduzione dell’aereonautica: “Solo 34 anni prima si era combattuta la guerra franco-prussiana che si era fatta con la cavalleria”.

“Cambiano le armic’è l’introduzione dei gas asfissianti! Da quel momento anche la guerra cambierà, non ci sarà più il minimo rispetto per il nemico”. Ed aggiunge, creando un’assoluta partecipazione, “ho avuto la percezione di cosa è stata la prima guerra mondiale quasi casualmente andando a visitare un castello fortificato a Soncino dove all’interno c’è un museo, una galleria, che definirei quasi dell’orrore, con un catalogo di parti umane finte da applicare ai mutilati di guerra”.

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Ricordando lo psichiatra Agostino Gemelli che si occupò dei traumi post-traumatici dei reduci di guerra, e in particolare di scardinare dalla follia quei soldati che vivano in modo bestiale, afferma: “L’orrore della guerra non può non rimanere negli occhi di chi è sopravvissuto, perché la guerra è fatta sia dai pescecani, dai signori che ne discutono a tavolino, ma soprattutto dalla gente umile, dai soldati”.

L’incontro si conclude con la proiezione di vari immagini: commovente è quella riguardante il ritorno dei nostri concittadini, con la Via Roma di un tempo … ferita, umiliata, tradita! L’ultima slide, infine, riporta le piene parole di Giovanni Paolo II, “LA GUERRA È UN’AVVENTURA SENZA RITORNO”!

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