LICEO: PER NON DIMENTICARE I DEPORTATI IN TERRA DI BARI
Giovedì 27 gennaio alle ore 17 presso l’Aula Magna del Liceo Classico “Publio Virgilio Marone” di Gioia del Colle in occasione della giornata della memoria si terrà l’incontro-dibattito con il dott. Mario Piepoli, che ha raccolto il memoriale del testimone oculare Sebastiano D’Oria su quanto avvenne presso la Masseria Gigante, autentica denominazione della Casa Rossa ad Alberobello, dove furono deportate tra il 1940 e il 1943, persone che avevano funzioni strategiche e con particolari mansioni politiche, nella maggior parte di origine ebraica, provenienti da ogni parte dell’Europa, destinate ad Auschwitz e agli altri campi di sterminio.
In questa triste pagina della storia mondiale due sono le strutture che purtroppo rivestirono questo ruolo in Puglia: la casa Rossa, appunto di Alberobello e l’ex mulino-pastifico di Gioia del Colle.
Si scelse la Casa Rossa di Alberobello, pare, anche per i vasti terreni di cui disponeva per costringere gli internati al lavoro dei campi. Il campo di concentramento fascista venne aperto ad Alberobello il 28 giungo del 1940 e fu chiuso il 3 settembre del 1943.
In questi anni transitarono da qui circa 200 internati fra inglesi, ebrei tedeschi in fuga dal Reich, ebrei italiani, ex-polacchi, apolidi anarchici e antifascisti oltre a qualche comune delinquente. All’inizio gli ebrei stranieri erano ospiti, cioè si trovavano lì con il visto turistico per completare le pratiche e trasferirsi in America, poi in seguito all’entrata in guerra dell’Italia rimasero improvvisamente intrappolati senza nessuna via di scampo. E fu cosi che il Ministero degli Affari Esteri, dichiarando nemici tutti gli ebrei presenti in Italia, fece arrivare qui in catene centinaia e centinaia di deportati, principalmente ebrei destinati ad Auschwitz e agli altri campi di sterminio.
In seguito alla sconfitta fascista, tra il 1944 e il 1946, cambiò il volto dei nemici. Questa volta erano ex-fascisti e uomini che si erano macchiati di crimini di guerra in attesa di processo. Tra il 1947 e il 1949, inizia la terza stagione per la Casa Rossa. E’ il periodo della guerra fredda e fanno la loro comparsa molte donne straniere di tutta Europa ex-collaborazioniste con a seguito i loro bambini. A queste si aggiungono interi gruppi familiari di “displaced persons” di tutta Europa (tedeschi, albanesi musulmani, austriaci, jugoslavi, russi ortodossi non bolscevichi, baltici, disertori ecc).
Attualmente la Casa Rossa assurge a simbolo di un passato inglorioso, restando testimonianza di quello che fu per non dimenticare. Storie, tragedie e vita quotidiana internata sono rimaste impresse sulle pareti della Casa Rossa. Infatti, l’opera d’arte testimonianza di quelle genti, sospese fra la vita e la morte, è rappresentata dagli affreschi della cappella che mischiano le diverse culture e religioni.
Oggi la casa Rossa è destinata a diventare un contenitore culturale e ad essere trasformata in un Museo-Memoriale della Shoah nel Mezzogiorno o in un Centro della Pace e del Dialogo Interculturale tra l’Europa e il Mediterraneo, considerando anche che si trova ad Alberobello, patrimonio Unesco e dell’Umanità. Un connubio perfetto fra storia, arte e passato per non dimenticare.