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LE PENSIONI? UNA CHIMERA, E NON SOLO PER I GIOVANI

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Pensione-Giovani-corrieredibologna.corriere.it_Raggiungere quota 97 equivale a 62 anni di età e 35 di contributi per andare in pensione. Nessun ventenne, trentenne, quarantenne, e anche molti cinquantenni che hanno perso il lavoro in questi anni, ci arriverà mai.

L’Everest di quota 92 è, come tutti sanno, temporaneo, sarà aggiornato nel tempo per evitare il default. Diventerà quota 100, poi 105. Sempre più in alto, mentre diminuiranno gli anni di possibile contribuzione per i precari, per gli assunti a progetto per pochi mesi, per gli attuali disoccupati. Si assesteranno, se va bene in 18/20 anni. Per arrivare a quota 100 cgil-pensionibisognerà quindi avere 80 anni di età e 20 di contributi. Questa è una eccezionale presa per il c..lo.

I contributi all’INPS sono pagati oggi da lavoratori che in pensione non ci andranno mai. Servono a pagare le baby pensioni, le super pensioni, le doppie e triple pensioni, le pensioni dei parlamentari. La pensione di 32.000 euro al mese di Amato, dei consiglieri regionali, il “vitalizio” di 9014 euro di Veltroni, le pensioni di chi sta a casa da quando aveva 40 anni. Perché pagare le pensioni per gli altri senza andare in pensione? Non ha alcun senso.

L’INPS è un baraccone che ha usato i soldi per le pensioni pensioni_inpsper farci di tutto, un’istituzione politica non di garanzia dei contribuenti. I soldi dell’INPS sono stati impiegati, tra le altre cose, per la cassa integrazione. Quando per decenni la Fiat perdeva, i suoi dipendenti li pagava l’INPS, cioè noi.

Sulle pensioni bisogna essere chiari. Deve esserci un minimo per gli indigenti (1.000 euro andrebbe più che bene) e un tetto massimo per tutti gli altri e nessun innalzamento dell’età pensionabile. Se così non sarà è meglio che l’INPS chiuda i battenti e le giovani e quasi giovani generazioni smettano di pagare contributi per una pensione che non riceveranno mai.

pensionati2jpgCi sono 19 milioni di pensionati in Italia e circa altrettanti lavoratori che pagano la loro pensione attraverso i contributi mensili. Chi non è in pensione lavorerà (se avrà la fortuna di essere in salute e di avere un lavoro) fino alla morte. Questa situazione non può durare, lo capirebbe anche un bambino e chi paga i contributi INPS lo ha già capito. I contributi sono diventati una tassa per vecchi più fortunati. La riforma delle pensioni si deve fare per tutti o per nessuno. Per chi è già in pensione e per chi ha il diritto di andarci. Non possono esistere in questo momento solo i diritti acquisiti.

Giovani-e-lavoroSe così non sarà, assisteremo ad un incremento del lavoro nero e quindi ad un ulteriore incremento dell’evasione, già alle stelle, che da sola, se combattuta, risanerebbe l’intero deficit della finanza italiana, ma nessun ministro dell’attuale governo lo vuole. Come mai? Per loro l’unica soluzione a disastri di questo genere, da loro stessi procurati, è stata sempre la stessa, agire sui redditi fissi, cioè sui lavoratori e sui pensionati, questa volta con una aggravante più subdola, far si che in pensione ci vadano il più tardi possibile e se possibile fare in modo che ne possano usufruire per il minimo indispensabile, se non per nulla.

In questa malaugurata ipotesi i parenti avrebbero tutto il diritto di essere risarciti, di chiedere allo Stato la restituzione di tutti i contributi versati e mai goduti o goduti parzialmente. Perché non dire chiaramente che c’è qualcuno, magari azionista in qualche società assicuratrice, che spinge affinché i lavoratori optino per sottoscrivere con i privati (le assicurazioni) una pensione integrativa?

Una siffatta pensione la si potrebbe anche fare, a patto che si smetta di pretendere il versamento dei contributi pensionistici obbligatori, lasciando ognuno di noi libero di decidere della propria sorte futura.

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