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CASSANDRA SPETTACOLO DALLA GRANDE INTENSITÁ SCENICA-foto

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cassandra1“[…] Sognare di preparare la valigia significa avere desiderio di libertà, […], nel teatro possiamo ritrovare noi stessi e fuggire da tutto il resto. Quest’anno vogliamo preparare una valigia per poter spiccare il volo”. (Piera De Giorgi, Assessore alla Cultura)

Inizia, venerdì 16 novembre, la curata stagione teatrale ‘ConFine – Rossini. Del viaggio, l’inizio’. Inizia con uno splendido spettacolo di teatro-danza dal titolo ‘Cassandra, o del tempo divorato’, dato dall’incontro artistico di Elisabetta Pozzi e Aurelio Gatti; e dalla potente interpretazione della stessa Pozzi, accompagnata in scena dalle raffinate danzatrici Carlotta Bruni e Rosa Merlino.

Cassandra, personaggio dalle straordinarie possibilità drammaturgiche, dalla grande tensione emotiva e psicologica, esploratrice degli abissi e dei bassi fondi dell’animo umano. Cassandra – figlia di Ecuba e Priamo, re di Troia – bottino di guerra del vittorioso Agamennone, profetessa visionaria e mai ascoltata, è rappresentata nel cassandra5momento in cui si accinge a incontrare il proprio destino e lo prefigura in una serie di vivide allucinazioni.

Cassandra, fragile eroina tragica, urla nel suo delirio visionario. È dubbiosa, spesata, incerta, nell’attimo stesso in cui afferma il trionfo dei suoi presagi negativi. È la disperata Cassandra ad aver predetto l’inevitabile triste epilogo per i troiani, destinati a morire per l’inganno di una sola notte, perché ogni città, come ogni uomo, introietta un nemico. Ed urla ancora, perché Cassandra vede.

Vede gli spiriti dei morti, vede se stessa sgozzata dalle mani di Clitemnestra, regina e moglie di Agamennone. Clitemnestra con le sue fredde parole e quel tappeto rosso, ricordato dalla medesima Cassandra, preparato per il passaggio trionfale di Agamennone. Rosso, perché condurrà Agamennone nel luogo del suo assassinio.

Cassandra prevede e vede, e si ritrova sola. Vive la solitudine di chi sa che nessuno può vedere ciò che vede lei, di chi vive la tragedia dell’incomunicabilità cassandra2dei propri pensieri; e di chi, di conseguenza, si chiede come si può diventare così ciechi. Un’allegoria sulla natura umana, e su come sia difficile scendere a patti con la verità. Soprattutto se scomoda.

Una precisa allegoria sui tempi moderni e su come in un futuro, forse neanche troppo lontano, potremmo non avere più neanche il privilegio o la voglia di immaginarlo. Constata, Cassandra. Una constatazione amara su come il tempo circolare sia diventato lineare, dinamico, astratto … contribuendo alle leggi cieche dell’economia e del progresso.

Un progresso che inebria l’uomo, un virus che incessantemente sfida la natura bella e spietata: “verrà la sua vendetta e sarà tremenda”, così sostiene Cassandra, in un momento dell’intenso dramma. Ed è verso il finale che ricorda la prima volta che vide Apollo, il dio dei veggenti, che la punì facendo sì che non fosse creduta più da nessuno.

cassandra4Questa fu la sua punizione”, ma con triste consapevolezza l’intensa Elisabetta Pozzi/Cassandra aggiunge: “[…] non fu per il fatto che si rimangiò la promessa Apollo. Non fu per quel fatto. E’ che nessuno vuol credere alla verità”.

Contaminazioni letterarie e forti attualizzazioni, accompagnate da una straordinaria sensibilità artistica, fanno della ‘Cassandra, o del tempo divorato’ uno spettacolo dalla grande intensità scenica, e dalle molteplici sfaccettature intellettuali.

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