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SENTENZA COOP. CONSIGLIO DI STATO RIGETTA RICORSO ENTE

Frana la COOP  (2)

centro commerciale coop In data 6 maggio 2014, con propria sentenza depositata in Segreteria il 3 settembre scorso, il Consiglio di Stato ha, con tutta probabilità, scritto la parola fine alla esistenza nel Centro Le Torri del complesso Coop.

Una sentenza in cui viene “confermato l’ordine precedentemente impartito al Comune di Gioia del Colle all’ottemperanza della sentenza n. 2578 del 2012 inerente l’annullamento del permesso di costruire n. 115 del 2004, con conseguente demolizione delle opere realizzate nel termine di giorni 30 (trenta) dalla pubblicazione o notificazione della sentenza”.

Nello stesso tempo “nomina il Prefetto di Bari, con facoltà di delega a funzionario dirigente, commissario ad acta, affinché, in caso di inosservanza del termine suddetto, provveda, previa istanza della Pandiva s.r.l., all’ottemperanza alla sentenza come in motivazione”.

Una storia che va avanti da ben dodici anni di cui la politica locale – per fini esclusivamente elettoralistici e di convenienza – non si è mai assunta le proprie responsabilità, preferendo continuare ad appellarsi al rispetto non pedissequo delle leggi e proponendo soluzioni ambigue.

L’ultima interpellanza è stata sottoscritta dal Consigliere comunale Giovanni Vasco in data 25 agosto 2014COOP GIOIA. Un documento in cui chiede, a chiari lettere, “in che modo ed in che misura l’Amministrazione ha dato esecuzione alla sentenza del C.d.S. n.2578/2012, atteso che il centro commerciale Coop a tutt’oggi continua ad esercitare la sua attività sulla base di un’autorizzazione commerciale annullata”; e “Quali provvedimenti sanzionatori sono stati adottati tanto sotto il profilo edilizio quanto sotto il profilo commerciale, rispettivamente, dal dirigente dell’UTC e dal responsabile dell’Ufficio commercio”.

Una missiva contenente anche un invito a promuovere un’adunanza informale del Consiglio Comunale, aperta all’intervento delle forse politiche, dei sindacati e dei lavoratori, delle associazioni di categoria, delle libere forme associative della società civile, dei tecnici e degli operatori, per discutere della questione al fine di una risoluzione condivisa”.

Una risoluzione che prevede, secondo il suo parere, l’utilizzo dell’art.38 del T.U. n.380/2001. Lo stesso a cui ha fatto riferimento l’Amministrazione Comunale nel suo ricorso presentato al Consiglio di Stato e oggetto dell’attuale sentenza. Purtroppo per la Corte “le considerazioni del Comune tendono nella sostanza ad escludere la attuale sussistenza di un obbligo di ottemperanza alla decisione, e pertanto non potevano essere condivise”.

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