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A PROPOSITO DI POLITICHE DI INCLUSIONE SOCIALE E MIGRANTI

inclusione sociale

municipio n sera 21.7.02“Gli attuali amministratori hanno improntato la propria campagna elettorale alimentando la speranza del cambiamento delineando uno scenario nuovo, ma dimenticando di indicare come e con chi realizzare ciò che avevano “promesso”. Come, è sotto gli occhi di tutti, con chi?…in perfetta e cieca solitudine! Loro e loro!

Perseverano nell’errore di pensare che una città si possa governare e amministrare chiudendosi nel palazzo, sordi alle sollecitazioni e alle critiche costruttive provenienti da più parti: nessun interesse nemmeno ai rilievi e alle proposte dell’opposizione. Vanno avanti per la loro strada senza ascoltare, incapaci di includere TUTTI i cittadini.

Da mesi assistiamo a enfatici proclami, toni autoreferenziali e autocelebrativi “È stato un anno di intenso lavoro e grande impegno, ma anche di traguardi e soddisfazioni che stanno aiutando la nostra Gioia a rinascere”.

https://www.facebook.com/notes/un-impegno-in-comune/in-un-anno-amministrazione-lucilla/2004579423109806/

Come si può notare, nell’area delle Politiche Inclusive vengono elencate delle opere realizzate nell’ultimo anno: tra le altre, manutenzioni ordinarie e straordinarie di scuole, giardini pubblici e strutture sportive e ancora, attivazione di servizi (disabili, anziani, etc.), erogazioni di prestazioni gratuite, misure a sostegno dell’imprenditoria giovanile (short master GIM! Palestra per Giovani Imprenditori).

Ciò che mi aspettavo dagli attuali amministratori considerata anche la provenienza dall’area di “ispirazione cattolica” di alcuni di loro, è la “vision” della Coesione Sociale, insieme all’integrazione delle multi etnicità e diversità culturali.

Poco o nulla si sta facendo in questo ambito. Mancando questi due obiettivi aumentano nel nostro paese insicurezza e paura: cresce la sfiducia negli altri e di conseguenza la conflittualità sociale.

Parlare di Politiche Inclusive, significa davvero pensare ad una Città Altra, a processi culturali profondamente diversi rispetto a quelli che ci hanno attraversato in questi ultimi decenni, capaci di suscitare “relazioni”, rispetto invece alla chiusura delle politiche che vogliono trasformare le nostre vite e la nostra città in fortini assediati.

L’adozione di sistemi di controllo del territorio o un maggiore impegno delle forze dell’ordine in funzione repressiva, insomma le solite soluzioni di ordine pubblico, non possono da sole risolvere il problema della sicurezza o del fenomeno dell’accattonaggio, penso soprattutto a quello legato agli immigrati.

L’idea o la vision – parola tanto cara ai nostri amministratori – di inclusione sociale, dovrebbe essere permeata dalla lungimiranza e dalla volontà di fare precise scelte politiche: mettere in atto Politiche inclusive, significa trasformare la città, le relazioni, l’ambiente in un’ottica inclusiva, in un percorso partecipativo, che coinvolga, che renda protagonisti tutti i soggetti, amministratori, politici, operatori sociali e la stessa comunità che in questo momento manifesta preoccupazione e paura.

Cittadini attivi e consapevoli si diventa: affinchè ciò accada è necessario che sia la Politica a costruire un progetto di città inclusiva.

Nello scrivere queste riflessioni, non posso non pensare all’incapacità politica mostrata nei confronti del “problema dei ragazzi negri della stazione” e di quelli che “vivono nelle case pagate con i nostri soldi!”

L’attuale e crescente clima di allarmismo è alimentato anche dalla scarsa attenzione della politica locale nei confronti del fenomeno immigrazione a Gioia del Colle.

Una Politica inclusiva è quella che mette in relazione i cittadini autoctonimmigrati-a-gioiai con gli immigrati, una politica capace di sgretolare il pregiudizio attraverso la creazione di spazi di socializzazione e di incontro.

Partendo dal disagio – nostro e quello degli immigrati – tanto si può fare.

Nel nostro Comune è attivo da anni il Centro interculturale “Incontrarsi a …Sud” che si occupa tra l’altro di promuovere una cultura dell’accoglienza, dei diritti e della convivenza civile su tutto il territorio; svolge un ruolo di supporto per l’utenza straniera nella conoscenza delle procedure e norme vigenti in Italia e di guida nell’accesso ai servizi del territorio e pone tra i suoi obiettivi la creazione di una rete di attori del territorio, Enti locali, Istituzioni scolastiche e Imprese.

E ancora, l’Associazione “Coordinamento Accoglienza Responsabile”, nata per favorire l’integrazione di alcuni dei ragazzi migranti giunti nel nostro paese attraverso i centri di accoglienza presenti sul territorio.

L’attuale Amministrazione, avvalendosi anche del supporto di queste realtà, potrebbe farsi promotrice della costituzione di gruppi di lavoro interistituzionali che si occupino del monitoraggio del fenomeno migratorio e del monitoraggio dell’opinione pubblica in rapporto ai suoi effetti sul contesto sociale: “osservatori locali” in grado di funzionare come sensori velocissimi che intercettino e siano capaci di individuare, problemi, domande e bisogni, il disagio.

Altre realtà associative possono essere coinvolte nell’attivazione di spazi di gestione dei conflitti (Centri di mediazione sociale dei conflitti) che diventino laboratori di pratiche partecipative, di attivazione delle risorse, di trasmissione e comprensione reciproca dei principi, dei valori e delle norme che orientano e regolano il vivere quotidiano.

Anziché proporre le solite soluzioni di ordine pubblico, è indispensabile pensare ad un sistema integrato di sicurezza che privilegi interventi di natura preventiva – impedire anche il radicamento di forme di micro – apartheid urbana – con particolare riferimento alla pratiche di educazione alla convivenza ed alla legalità, per stimolare percorsi di conoscenza-accoglienza reciproca, condivisione dei diritti e dei doveri, così da superare stigmatizzazioni (da entrambe le parti) e favorire una effettiva conoscenza / convivenza, promuovendo la partecipazione di tutta la comunità ed attivando tutte le risorse del territorio.

I problemi da affrontare stanno nel creare rinnovato tessuto connettivo fra cittadinanza storica e nuova cittadinanza in una logica di inclusività, ma anche di riproposizione continua delle regole, PER TUTTI, a mio parere unico intervento per evitare la disgregazione sociale e l’incomunicabilità. Coinvolgimento, Partecipazione e Ascolto, sembrano parole dimenticate dai nostri Amministratori, ma sono le chiavi di volta per arrivare a definire progettualità condivise e patti su cui le diverse componenti politiche e sociali si devono necessariamente confrontare per una reale Inclusione e Coesione sociale”.

Mariella Panessa – La Bottega – Città di tutti

 

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