PEGORARI-ANGIULI E SPAZIO UNOTRE, “INCROCI” PERFETTI
Il fascino del suono della fisarmonica di Pasquale Barberio ha segnato l’inizio dell’incontro tenutosi, giovedì 24 marzo, presso la suggestiva location di Spazio Unotre, gentilmente messa a disposizione dell’arte dall’ospitalità ineccepibile di Mario Pugliese. Nell’ambito degli appuntamenti letterari, organizzati da Fortunato Buttiglione, Giorgio Gasparre e Giacomo Leronni, si è avuta la presentazione della rivista semestrale ‘Incroci’ – diretta da Lino Angiuli, e coodiretta da Raffaele Nigro e Daniele Maria Pegorari – e del secondo volume de ‘Les barisiens’ edito 2010 dalla Stilo Editrice, di Daniele Maria Pegorari.
Si parte dalla rivista ‘Incroci’, il cui scopo è quello di mettere in contatto le varie manifestazioni artistiche. Non si tratta del canonico incontro, né tanto meno di contaminazioni, l’incrocio è, per Lino Angiuli, qualcosa di più. Ed afferma: “Quando due entità s’incrociano, la terza è sia la prima che la seconda entità, ma è anche altro”.
Si apre, quindi, una prospettiva, si va verso la possibilità, verso ciò che potrebbe esserci, ma ancora non è. Sulla magia dell’incrocio verte anche l’intervento di Daniele Maria Pegorari, ricercatore presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi di Bari.
‘Les barisiens – Letteratura di una capitale di periferia 1850-incroci fra varie culture, un luogo proteso verso l’oriente. Basti pensare ai nostri dialetti, nei quali si sentono echi di canti arabi”.
Essere periferici, però, comporta il rischio di marginalità, il rischio di non essere ascoltati, e “ la mortificazione di un lavoro poetico è una mortificazione dolorosa”, così si esprime in proposito il professore. Forse perché l’opera d’arte altro non è che una confessione dell’autore che aspetta solo di essere assolta dal proprio pubblico. Daniele Maria Pegorari sceglie di parlare di periferia piuttosto che di provincia, perché in periferia “cambiano gli angoli, i punti di vista, le prospettive aumentano”. “Ma – continua – se c’è un aspetto barese che è ancora provinciale è l’atteggiamento da parte dell’accademia verso i nostri autori”. Fa riferimento a Vittorio Bodini – uno dei maggiori poeti del Novecento – e a quanto è stato amato e studiato nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Lecce; al contrario dell’Università degli Studi di Bari che è stata sorda agli input lanciati dai nostri autori, quasi incurante.
È d’obbligo, vista la sua presenza a Gioia, spiegare il titolo della raccolta, che nasce da un aneddoto legato al nostro Ricciotto Canudo, che trasferitosi in Francia veniva appellato scherzosamente ‘barisien’.
L’aggettivo lo ritroviamo negli anni 70 quando si formò a Bari un école di intellettuali, e divenne il simbolo di quel movimento culturale. Daniele Maria Pegorari incanta l’uditorio di Spazio Unotre attraverso un’eloquenza chiara e scorrevole, capace di rendere fruibili anche i concetti più complessi.
Un ‘incrocio’, quello fra Lino Angiuli e Daniele Maria Pegorari, capace di creare uno degli appuntamenti più belli e ad alto valore contenutistico della stagione poetica di Spazio Unotre. Il tutto avvalorato dalle letture affidate agli attori dell’Atrebil, associazione teatrale autoctona, e dai meravigliosi disegni di Valerio Pastore con i suoi volti e sguardi che continuamente si ‘incrociano’.
Grazie di cuore a Fabio Guliersi per aver messo a disposizione della nostra redazione i suoi scatti, capaci di rapire i momenti più salienti della serata.