“DISASTRO” OSPEDALE: NIENTE PIÚ RICOVERI-foto
Peggio di così non poteva andare l’incontro programmato per ieri mattina dal Comitato Cittadino pro-ospedale con i componenti la Terza Commissione Consiliare (Sanità), e i dirigenti responsabili dell’Ospedale Paradiso.
Si è iniziato puntualmente con un’ora circa di ritardo, si è continuato con l’assenza del consigliere ex sindaco Piero Longo e, dulcis in fundo, si è concluso con il mancato faccia a faccia con i dirigenti sanitari che hanno demandato l’incombenza al dott. Saverio Tateo.
Concause preventivabili, non propriamente positive, che non hanno comunque inficiato o fatto saltare questo interessante incontro da cui è emersa la reale gravità in cui versa l’Ospedale Paradiso.
Gli “spostamenti” non autorizzati di materiali ed attrezzature sono nulla in confronto alla notizia appresa per bocca del dott. Tateo che dal 1° agosto non è più possibile ricoverarsi in ospedale, e ciò senza che nessuno ne sapesse nulla, medici e personale compresi. Figuriamoci i cittadini. Si andrà avanti fino ad esaurimento dei precedenti ospedalizzati.
In compenso si è provveduto a far rimuovere in tutta fretta, “per la sicurezza dei cittadini”, tutte le insegne del Pronto Soccorso che diventa un punto di “Primo Intervento h12” in cui, in assenza di un benché minimo supporto tecnico e logistico (tutti i reparti saranno chiusi), si provvederà a stilare le diagnosi “a naso”, secondo le competenze e l’esperienza dei medici di turno che provvederanno a dirottare altrove i pazienti che si rivolgeranno per chiedere soccorso.
Tutto il personale attualmente in organico sarà spostato presso l’Ospedale di Putignano.
Una situazione davvero disastrosa che disattende quanto inserito della ormai famosa e famigerata delibera del 20 dicembre 2011 in cui per il nostro Paradiso si prevedeva ben altro.
L’opera di smantellamento della nostra struttura ospedaliera continua nella più completa indifferenza e noncuranza dei vertici sanitari, nessuno sa nulla, nessuno ha firmato nulla, ma tutto si sposta e trasferisce con nonchalance a Putignano. L’ecocardiografo, per esempio, si è detto sia stato spostato per manutenzione, ma a detta degli operatori non è esattamente così perché era perfettamente funzionante, senza contare che le manutenzioni fino a ieri venivano fatte in sede, presso l’ospedale di Gioia, non a Putignano. Qualcuno ha affermato che lo stiano già utilizzando.
Spostamenti di materiali ed attrezzature giustificate dal fatto “che a Gioia, stante la situazione, non servono più e che logica vuole vengano utilizzate lì dove necessitano”, come per un numero incredibile di medicinali (soprattutto flebo) che hanno preso la solita direzione, Putignano.
Reparti che erano fiori all’occhiello della sanità gioiese che chiudono senza un motivo apparente e nonostante i risultati ottenuti in questi anni. Come il reparto di “Oculistica”, dotato di attrezzature che tutti ci invidiavano, in cui il 10 aprile nel 2008, solo poco più di quattro anni fa, veniva inaugurato un “Centro per ipovedenti” in Day Surgery.
E che dire della Radiologia? Tante le attrezzature perfettamente funzionanti in un reparto all’avanguardia, che sono bloccate perché qualcuno ha deciso di non renderle “produttive”, e quindi di fermarle. Reparti che hanno “servito” circa 6000 pazienti.
A rischio chiusura anche il Laboratorio di Analisi, che negli ultimi anni si era dotato di strumenti diagnostici di primo piano a cui hanno fatto ricorso, con ottimi risultati, migliaia di pazienti non solo gioiesi ma provenienti da tutto il circondario. Un reparto costretto a chiudere o a ridimensionare le sue prestazioni, se attueranno il fatidico h12. “Molti degli esami – riferisce la responsabile del settore – necessitano per avere i risultati di un periodo più lungo. Il lavoro oggi lo si completa nel pomeriggio, e se ciò non sarà più possibile, diventa inutile fare o prescrivere esami di questo genere. Mi viene la pelle d’oca al solo pensiero che le nostre fatiche di anni possano andare in fumo in questo modo, senza un perché”.
Un perché che si sono posti tutti i presenti (compreso il vice sindaco Franco Ventaglini che si era aggiunto nel frattempo) nel corso dell’incontro, ma soprattutto durante la ricognizione effettuata nei reparti. Scalpore ha suscitato la situazione in cui versa il servizio TAC trasformato in un deposito-archivio di cartelle. Una attrezzatura, è risaputo, che non ha mai funzionato a dovere (di tac ne sono state fatte circa dieci), come della diatriba (sempre con Putignano) sul suo arrivo a Gioia, dove a fronte di una spesa di circa 400 mila euro sostenuta dal nostro ospedale ci si aspettava l’arrivo di una Tac nuova non di una usata. Non tutti erano a conoscenza che in meno di un anno è costata alla collettività altri 300 mila euro in riparazioni.
Soldi buttati dalla finestra, quindi, come le migliaia di euro (360 € al giorno) pagati agli anestesisti per le loro prestazioni aggiuntive fatte fuori orario. Questo fino al 30 giugno perché dal 1° luglio non se ne effettuano più. Nel nostro nosocomio non sono più previsti a causa della chiusura del Pronto Soccorso. Per non parlare di centinaia di milioni di vecchie lire dirottati vero un’altra struttura presente nei dintorni quando c’era l’obbligo, si è detto nell’incontro, di fare gli esami presso quella stessa struttura.
Una visita che ha chiarito, qualora ce ne fosse il dubbio, lo spreco di risorse pubbliche e il pressapochismo con cui si è gestita (politicamente) l’intera vicenda che ha portato non solo a questa situazione di abbandono, ma anche alla possibilità che vi siano gli estremi, come ha ventilato il consigliere Ottavio Giannico, di denunciare quanto accaduto alle autorità giudiziarie, anche per “interruzione di pubblico servizio”, se si considera che la famosa delibera del 2011 non è mai stata annullata né smentita.
E se è vero che la decisione sulla chiusura dell’Ospedale Paradiso sia scaturita da una decisione politica, è altrettanto plausibile credere e chiedere con forza, alla luce di quanto visto e sentito, che una ulteriore e contraria decisione politica possa ripristinare lo “stato dei luoghi” a quella che era la situazione preesistente al 2002, anno in cui questa vicenda è iniziata.
Ultima annotazione, nonostante la crisi in cui si dice versino il nostro ospedale e la sanità in generale, si provvede a costruire un muro di confine, che sicuramente sarà costato qualche migliaio di euro, e non si è provveduto a spendere 100-200 euro in manifesti per informare la cittadinanza di quanto è stato fatto fino ad oggi, dalla chiusura di tutti i reparti, all’eliminazione e riduzione del Pronto Soccorso, compreso le insegne, al blocco totale dei ricoveri. Come mai? Anche di questo, chi ne risponderà?
(Servizio fotografico a cura di GioiaNet)